le origini

da residenza rurale a strutture di rappresentanza anche destinate ai piaceri fisici e intellettuali

l'evoluzione

centro di organizzazione agricola e luogo di svago... ville monumentali ... ville come complessi agricoli ...

la diffusione

prima come presidio del territorio, poi indice di benessere, ora necessità di recuperare il rapporto uomo-natura

le forme

variate nel corso dei secoli con gli stili architettonici, ridefiniti dai materiali locali e dalle disponibilità economiche

la struttura

torre, corte, in semplicità senza sfarzo, oppure scalinate, esedre, ampi volumi, comunque logge aperte sulla natura

elementi decorativi

fontane, fregi, capitelli, lanterne, stucchi, affreschi, balaustre, serrature, banderuole, mensole, ed altro ancora ...

le origini

Agli inizi la villa è un luogo dotato di pochi agi, che ospita il proprietario e la servitù, dediti alle attività agricole. In seguito le occupazioni del proprietario cambiano e la residenza rurale diviene il luogo nel quale l’uomo politico romano si ritira quando le pause nelle attività pubbliche glielo consentono, per dedicarsi ad attività letterarie ed artistiche. Nella quiete, lontano dal chiasso della città, il proprietario della villa legge e commenta i classici della letteratura e della filosofia greca, scrive appunti, memorie, quando non si dedica alla redazione di lavori storici e letterari di maggiore impegno.
Cambiando le attività che si svolgono nella villa cambiano anche le caratteristiche della villa. L’area residenziale, la cosiddetta villa urbana, diviene più ampia e articolata, le zone nelle quali il padrone trascorre il suo tempo si arricchiscono di elementi architettonici raffinati: colonnati imponenti, giardini, fontane, mosaici. Il seguito si accresce di personale dedito ad occupazioni molto diverse da quelle specifiche delle attività nei campi: addetti alla cura della persona del padrone e dei suoi familiari, cuochi, accompagnatori, ma anche musici, teatranti, letterati.

Secondo una interpretazione diffusa, le attività economiche non costituiscono la preoccupazione principale della classe dirigente romana. La villa rurale o marittima ha come scopo principale quello di offrire rifugio al padrone di casa, il quale poteva dedicarsi in tutta tranquillità al complemento necessario della sua attività pubblica, l’otium letterario e filosofico. Tuttavia, forse è errato non dare la giusta importanza alle attività produttive della villa, grazie alle quali la proprietà contribuisce ad accrescere il patrimonio del proprietario.
La gestione economica della proprietà è affidata al villicus, un servitore che sovrintende a tutte le attività produttive della villa e risponde dell’amministrazione direttamente al padrone. Le attività economiche della villa sono numerose e complesse; innovazione tecnica e sperimentazione sono perseguite con entusiasmo e genuino interesse per il nuovo da parte del proprietario. La trattazione di questo tema da parte dei classici come Catone e Columella dimostra come l’attenzione dei proprietari per le attività produttive fosse notevole, anche se le esigenze di status richiedevano maggiore enfasi sulle attività pubbliche. Il proprietario forse non era un imprenditore puro, ma certo non era indifferente all’andamento economico della sua proprietà.

Di particolare interesse sono le ville imperiali, per il prestigio dei suoi occupanti e per l’attività che in essa si svolgevano. Non sempre, rileva l’autore, è possibile distinguere la residenza imperiale dalla villa di un privato. Talvolta la villa di un cittadino facoltoso diviene proprietà dell’imperatore, talaltra immobili dell’imperatore sono venduti a privati.
Come l’imperatore trascorresse il tempo  in una delle sue ville dipendeva se in esse svolgeva funzioni pubbliche o no. Ciascun imperatore ha dato la sua impostazione al proposito. Augusto possedeva residenze che in nulla si distinguevano da quelle dei membri dell’aristocrazia. Il suo successore Tiberio spende gran parte del suo tempo lontano da Roma, pur continuando ad esercitare le sue funzioni. Con Domiziano e Traiano l’otium dell’imperatore svanisce: in realtà l’imperatore continua a svolgere le sue funzioni pubbliche nella sua residenza extraurbana. Adriano fa realizzare a Tivoli una grande residenza d’otium, adottando soluzioni estetiche originali per soddisfare il suo gusto estetico. Nuove anche le soluzioni per accogliere un seguito e una servitù imponenti, tutto ciò lontanissimo dalla frugalità di Augusto, ispirata agli ideali repubblicani.

La villa romana nasce come azienda produttiva di ricchi possidenti che risiedevano in città: è abitata inizialmente da una piccola folla di lavoranti che coltivano orti, vigneti e oliveti e allevano animali da cortile ma anche specie più rare destinate a raffinati banchetti. Si trasforma ben presto in luogo di otium, dove trascorrere il tempo libero lontano dalla vita convulsa della città, alternando il riposo con attività culturali. Per la “way of life” di politici e intellettuali romani diviene così una sorta di soggiorno obbligato.
Le ville punteggiano così il paesaggio dell’Italia centrale: da quelle prossime a Roma, rifugio immediato per chi vuoi lasciare spesso il clamore urbano, a quelle di villeggiatura le quali, non a caso, scelgono posizioni panoramiche a Capri, Sorrento, Castellammare di Stabia o fra le gole della regione tiburtina.

Le forme architettoniche, conseguentemente, si trasformano: l’essenzialità e la funzionalità delle prime strutture cedono il passo a prospetti esterni colonnati e a giardini interni, a sale da pranzo disposte intorno a vasche ricolme di pesci, a una serie di ambienti inseriti in sequenze che terminano su terrazze panoramiche. Per gli imperatori le residenze extraurbane assumono lo stesso significato: dalla villa di Tiberio costruita sulla rupe di Capri a quella assai più complessa voluta da Adriano nei pressi di Tivoli si sviluppa un linguaggio architettonico che si adatta al paesaggio o che crea spazi artificiali fra monumenti che assolvono funzioni di rappresentanza, ma destinati anche ai piaceri fisici e intellettuali.