le origini

da residenza rurale a strutture di rappresentanza anche destinate ai piaceri fisici e intellettuali

l'evoluzione

centro di organizzazione agricola e luogo di svago... ville monumentali ... ville come complessi agricoli ...

la diffusione

prima come presidio del territorio, poi indice di benessere, ora necessità di recuperare il rapporto uomo-natura

le forme

variate nel corso dei secoli con gli stili architettonici, ridefiniti dai materiali locali e dalle disponibilità economiche

la struttura

torre, corte, in semplicità senza sfarzo, oppure scalinate, esedre, ampi volumi, comunque logge aperte sulla natura

elementi decorativi

fontane, fregi, capitelli, lanterne, stucchi, affreschi, balaustre, serrature, banderuole, mensole, ed altro ancora ...

La tipologia architettonica a trullo o a tholoi , ovvero quegli edifici di pianta pressocchè circolare costruiti in pietra a secco in aggetto, sono presenti in motlissime zone della terra: in Siria, in Libia, in Sud Africa, nelle isole Canarie, in Spagna, in Provenza, in Bretagna, in Irlanda, in Scozia, in Svezia, in Islanda, in Dalmazia, in Istria. In Italia la ritroviamo, oltre che in Puglia, in Liguria, in Sardegna, a Pantelleria.
La diffusione di questa struttura, nelle le zone dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa, è testimonianza, oltre che effetto, dell’esistenza in queste aree di una civiltà piuttosto unifrome le cui origini risalgono all’età della pietra. Questa origine comune è provata anche da studi archeologici ed etimologici su reperti ceramici, su monumenti megalitici ed ètimi comuni alle diverse zone.
Ovviamente la diffusione del tholoi in aggetto è stata possibile solo in quelle zone dove sono state soddisfatte particolari condizioni geomorfologiche ed ambientali. In Puglia tali condizioni sono legate innanzitutto l’abbondanza della materia prima, la pietra calcarea che si ritrova un po’ dappertutto, dotata di prticolari caratteristiche meccaniche e fisiche che hanno favorito e facilitato questo tipo di costruzione.
E ciò è ancora più vero se si pensa alla necessità di spietrare tali terreni per renderli idonei alla coltivazione, non soltando ammonticchiando le pietre in cumuli al fine di ridurne l’ingombro, ma anche utilizzandole sia per la costruzione di muretti a secco per la delimitazione delle proprietà, sia per la costruzione di ripari (i trulli, appunto).
In Puglia il trullo è presente in tutte le zone della regione, (per la diffusione vedere l’immagine a lato) assumendo però connotati e forme diverse, attribuibili da un lato alle diverse caratteristiche dei materiali da costruzione locali, dall’altro alle differenze socio-culturali che, come già detto, hanno avuto un peso notevole sullo sviluppo del trullo. Partendo dalla provincia di Foggia, dove si contano pochissimi trulli, ed entrando in provincia di Bari si incontra una prima concentrazione nella zona compresa fra Barletta, Ruvo e Bari. Anche nei comuni dell’entroterra barese se ne ritrovano, ma non in abbondanza.

Proseguendo verso Brindisi lungo le campagne comprese tra la costa e l’entroterra se ne riscontra una certa diffusione, così come nell’entroterra a Sud-Ovest di Brindisi. Tra Brindisi e Lecce si contano solo alcuni esempi isolati, per ritrovarne una notevole diffusione lungo tutta la fascia costiera adriatica e ionica. La concentrazione dei trulli diminuisce man mano che ci si sposta verso la parte centrale della penisola salentina e risalendo il litorale ionico verso Taranto rimanendo, però pur sempre elevata. Ma la zona che presenta la massima concentrazione di trulli e, contemporaneamente, la tipologia più evoluta di questo tipo architettonico, è certamente la zona della Murgia dei trulli (vedi immagine seguente).
Questo territorio a cavallo delle province di Bari, Brindisi e Taranto, comprendente i comuni di Ceglie Messsapica, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino, Alberobello, Noci, Putignano e Castellana, è uno spettacolo unico al mondo. La valle d’Itria con i suoi vigneti ed oliveti, la Selva di Fasano con i suoi boschi di pini e di quercie, sono ampiamente disseminati di trulli, ora isolati, ora più vicini, con i loro muri bianchi di calce, i loro tetti bruni sui quali spiccano il pinnacolo ed i simboli (magici e cristiani) tracciati col latte di calce. E poi Alberobello, la “Capitale dei Trulli”, che con i suoi due rioni, il Monti e l’Aia Piccola , costituisce l’esempio più rappresentativo e pittoresco della “cultura del trullo”: solo qui infatti i trulli si ritrovano raggruppati a formare un vero e proprio paese.

La spiegazione di questa particolarità sta nella storia stessa di Alberobello: nella seconda metà del XVI secolo la zona di Alberobello cominciò a popolarsi di contadini. I Conti di Conversano, dominatori di quel piccolo feudo, obbligarono i coloni a costruire le proprie dimore a secco, in modo tale da poterle facilmente demolire nel caso di ispezione regia; tale obbligo era, in pratica, una astuzia dei Conti per evitare il pagamento del tributo dovuto, secondo la “Prammatica Baronibus”, per il nuovo agglomerato urbano che si veniva a creare. Nel 1797 a seguito delle proteste di un gruppo di cittadini di Alberobello, Re Ferdinando IV di Borbone emanò un Decreto in base al quale il piccolo villaggio divenne libero dal giogo dei Conti di Conversano. In quell’occasione venne eretta ad Alberobello la “Casa d’Amore”, prima costruzione in cui si fa uso di calce, malta e bolo.